Acquisti digitali: il possesso virtuale di libri, musica e film

“Il prodotto non è venduto, ma dato in licenza”, recitano i contratti di servizio che accettiamo, ciecamente e rapidamente, nel momento in cui acquistiamo online l’ultimo libro elettronico, brano musicalefilm o videogioco. Eppure, un click ci dà l’illusione di aver comprato quel prodotto di cui poter fruire in eterno dal nostro smartphone, tablet, e-book o console. In realtà, acquistiamo qualcosa che non è nostro e che il venditore può sottrarci in qualunque momento, eliminandolo dal server e quindi anche dalla nostra libreria virtuale. È già successo nel 2009 quando Amazon ha cancellato un’edizione di “1984” di Orwell, e succederà ancora.

A conferma di tutto ciò, su Repubblica viene riportato l’esperimento di Aaron Perzanowski, docente di Legge all’Università Case Western di Cleveland. Il professore ha interrogato gli utenti sull’utilizzo possibile dei loro acquisti, effettuati in un negozio virtuale fittizio, creato ad hoc da lui stesso. Il 12% degli intervistati ha affermato che avrebbe potuto rivendere il libro acquistato, il 26% lasciarlo in eredità, la metà prestarlo e l’86% ha sostenuto di esserne proprietario.

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La verità è che non siamo padroni di nulla e la licenza, introdotta per ostacolare la pirateria, con la digitalizzazione di libri e musica è diventata la regola. Solo piccole novità sono state introdotte: Amazon permette il prestito di un e-book ad un amico per 15 giorni, solo per una volta, e il Consiglio del Notariato in Italia ha emanato un decalogo per consentire l’eredità post mortem dei beni digitali.

Mentre i Millennials preferiscono lo streaming senza limiti, e il successo di Netflix e Spotify lo dimostra, non si esauriscono le vendite di libri cartacei e di vinili. Ne “La fine della proprietà”, il suo ultimo libro in uscita, Perzanowski spiega che la copia fisica resiste al tempo e alle censure per la sua funzione arcaica. I clienti coinvolti nell’esperimento hanno affermato di privilegiare la classica proprietà rispetto alla licenza, anche se questa implica un costo maggiore, per avere la certezza fisica del possesso. L’importante, secondo il professore, è che sia mantenuta l’offerta di varie opzioni di consumo e che la scelta sia sempre informata e consapevole.

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